top of page
ANCHOR TO ARTICLE 3
artdic3

NOVELLÆ-LITTERA TERTIA

Ianuarii, 120 a.B.c.

DIVIDE ET IMPERA

Non credo di essere la persona più autorevole per consigliare qualcuno relativamente al proprio percorso di “carriera”, come farla, come riuscire a raggiungere sempre i propri obbiettivi. Questo perché nella stragrande maggioranza dei casi io non ci sono riuscito (per ora).

L’università è stata piuttosto difficile, ho avuto un inizio un po’ complicato, principalmente dovuto al fatto che sono un cazzaro e ritenevo che il mio percorso accademico e le valutazioni agli esami fossero una cosa secondaria; “perché io so’ io e voi non siete un cazzo”. E invece…

Ad un certo punto mi sono tirato fuori dal torpore, grazie anche agli stimoli delle persone vicine, e ho cercato di darmi una mossa per portare a casa qualche punto e salvare il salvabile: alla fine mi sono laureato dignitosamente e con una tesi rispettabile. Alla fine, però, mi sono laureato “con 103”, l’obbiettivo arrivare almeno a 105 (per la solita serie di ragioni  non molto diverse da quelle che immagino avete/abbiate avuto anche voi).

stop wishing.png

Quindi, primo obbiettivo: mancato.

La mia carriera da studente non è stata brillante, ma ho imparato una cosa: potete essere simpatici, smart ecc. ecc. ma se non portate a casa i punti poi, alla resa dei conti, sarete destinati ad essere sostituiti con quello meno simpatico e tricky ma che ha lavorato il doppio di voi.

 

Il passaggio tra università e lavoro non è stato facile, era appena arrivato il Covid e, anche per questo, il mercato del lavoro era un po’ “ingessato”. Dopo alcuni mesi di difficoltà ho iniziato a collaborare con il team di uno studio legale che inizialmente avevo evitato e con cui non volevo collaborare. Dieci mesi dopo mi sono licenziato ed ho cambiato lavoro. Nonostante io sia consapevole che neanche questo sarà certamente il posto della vita, anche qui sto un po’ scomodo e spesso mi sembra di non essere nel posto giusto.

 

Ora, dopo aver descritto questa serie di eventi che possono sembrare abbastanza negativi e sfortunati vi dirò il resto.

 

Durante ogni periodo, in ogni luogo di lavoro e all’università, ho sempre messo tutto me stesso in ciò che facevo, magari qualche volta andando fuori fuoco e (specialmente quando ero più piccolo) sbilanciandomi troppo senza effettuare tutte le valutazioni del caso ma l’unica cosa che non è mai mancata è il lavoro duro. Fate che questa sia la vostra costante, lavorare duramente, mettersi a disposizione, imparare e poi trasferire ciò che avete imparato.

Lavorare sodo a volte però non basta.

 

Credo che sia difficile, specie quando ci si trova all’università, essere certi del proprio destino o in grado di programmare precisamente cosa ci riserverà (o vorremmo ci riservasse) il futuro. Io, da qualche anno a questa parte, ho iniziato a “programmare” la mia vita con obbiettivi che non hanno un orizzonte temporale superiore a due anni, cercando poi di concentrare i miei sforzi su qualcosa di vicino/imminente, il cui risultato vorrei mi conducesse alla destinazione che ho individuato. Questo mi permette di poter sbagliare un po’ di più, e ben venga. Avere tanti piccoli obbiettivi è cruciale per non sentirmi schiacciato dall’incertezza del futuro e mi permette di “aggiustare il tiro” durante l’esecuzione delle attività, giorno per giorno, considerando e valutando le variabili indipendenti dal mio volere e dal mio lavoro. Anche per questa ragione, credo (ed alcuni nostri fratelli in questa realtà ne sono stati maestri), che grande saggezza risieda nella capacità di cambiare: obbiettivo, direzione, percorso. Se è vero che “non pianifichiamo di fallire, ma falliamo a pianificare” siate sempre lucidi nell’analizzare la vostra situazione/condizione, confrontatevi con i fratelli, gli amici, gli anziani e le persone che ritenete possano darvi un angolo visuale alternativo e, se necessario, cambiate rotta (senza necessariamente cambiare obbiettivo).

 

Applicate i principi dell’Ordine. Sono i principi che, vedrete, si applicano in qualsiasi contesto serio, lavorativo e non. Cercate di costruire legami sani, trasparenti e duraturi facendovi apprezzare per dedizione e proattività. Non abbiate paura di essere zelanti, non abbiate paura di chiedere quando la vostra richiesta è ben motivata. Siate sempre inclini a dimostrare che siete pronti e disponibili: in un mondo dove tanti si nascondono e cercano di fare il meno possibile diventerete indispensabili.

 

Da ultimo, siate ottimisti. Non ingenuamente ottimisti, proattivamente ottimisti. Ricercate nella vostra posizione scomoda qualcosa che vi dia soddisfazione e stimolo (una persona, una attività, un luogo). Non esiste una situazione in cui è tutto negativo, dipende quasi esclusivamente da voi.

 

Buona fortuna

Filippo Camerada

Dipende tutto da voi

GLI ALTRI CONTRIBUTI DEI FRATELLI

pexels-thisisengineering-3913025.jpg

URBI ET ORBI

LA BELLEZZA DEL PERCHÈ

Da settembre 2021, lavoro per il dipartimento commerciale di una multinazionale tecnologica americana. All’interno dell’azienda, proattività e curiosità sono qualità che vengono premiate e considerate fondamentali per l’avanzamento interno. Perché ho scelto il commerciale nel tech? Come passe-partout e palestra di vita…

Rossella Leali

FORMA MENTIS

L'ALLEGORIA DEL BICCHIERE

Penso che ad alcuni di noi interessi il tema del libero arbitrio, inteso nel senso: “Esiste una capacità di agenzia svincolata dalle circostanze passate e presenti?”. Porto un’allegoria delle mie posizioni sul tema. Immaginiamo tanti bicchieri pieni di un liquido misterioso...

Alessandro d'Amico

acqua.jpg
bottom of page